Repubblicani: Paul il pivello buggera Mitch il marpione

201506'02PaulMcConnellUna delle sue priorità è tenere gli americani al riparo dal proprio Governo, che considera un’idra cui mozzare le nove teste. L’altra delle sue priorità è farsi conoscere dagli americani, perché Rand Paul, senatore del Kentucky, oculista, figlio di ginecologo, è uno dei tanti –già otto, ma presto andranno in doppia cifra- candidati alla nomination repubblicana alla Casa Bianca per Usa 2016; ma, fuori dal Kentucky, pochi sanno chi sia. D’un colpo solo, Rand Paul, 52 anni, due volte figlio d’arte –il padre è un deputato del Texas ed è stato candidato libertario alla Casa Bianca e più volte candidato alla nomination repubblicana-, ha parzialmente centrato i suoi obiettivi: campione del Tea Party, il più conservatore fra quanti corrono per la Casa Bianca, ha bloccato con un cavillo il rinnovo dell’articolo del Patriot Act che consentiva alla National Security Agency di intercettare le comunicazioni degli americani (telefoniche, di mail, di dati). E’ stata una battaglia di procedura fra i due senatori del Kentucky, entrambi repubblicani: il più esperto Mitch McConnell, un marpione, leader della maggioranza al Senato, s’è fatto infinocchiare da Rand, quasi un pivello, al primo mandato. Certo, McConnell ha poi recuperato con voti a raffica. Ma, dalle 24.00 del 1° giugno, le 06.00 in Italia, per qualche giorno gli Stati Uniti non sono più vissuti sotto la tettoia delle norme anti-terrorismo varato dall’Amministrazione repubblicana di George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 Settembre 2001. A giorni, il Patriot Act sarà sostituito dal Freedom Act, ma lo stop alle intercettazioni dovrebbe rimanere.  "Questa legge alla fine passerà", aveva ammesso lo stesso Paul. E, secondo gli esperti, un vuoto normativo di soli pochi giorni avrà scarsi effetti immediati. La mossa di Paul gli gioverà, in chiave Casa Bianca? Senz’altro, gli ha dato immediata visibilità nazionale; ma non è sicuro che ne abbia aumentato la popolarità fra i repubblicani, perché molti, conservatori, ma non libertari, difendono il Patriot Act e la legislazione anti-terrorismo. Paul, però, sa che la sua corsa alla nomination è segnata in partenza: come riuscì al padre nel 2012, può divenire la mina vagante delle primarie repubblicane, ma non potrà mai diventare il candidato del partito: con lui in corsa, sarebbe una disfatta assicurata, quale che sia l’antagonista democratico. (Il Fatto Quotidiano – gp)

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