Repubblicani:Trump e la tentazione da indipendente

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Si rincorrono le voci su una possibile candidatura come indipendente del miliardario americano Donald Trump, deluso dalla tiepida accoglienza del Comitato nazionale repubblicano (Rnc) alla sua discesa in campo, accanto ad altri 15 candidati, nonostante molti sondaggi lo vedano in testa fra i 15, però con un capitale di preferenze poco elastico –che non lo sceglie, non lo voterebbe mai-. In un'intervista al quotidiano The Hill, Trump ha accusato l'Rnc di essergli stato "poco di sostegno", diversamente da quanto accadeva quando era "un donatore" dei repubblicani. Sull’ipotesi di correre da outsider, Trump dice: "Dovrò vedere come mi trattato i repubblicani. Se non sono corretti, la prenderò in considerazione". Una sua candidatura indipendente dividerebbe il campo conservatore, tutto a vantaggio dei democratici. Che i rapporti di Trump con il partito siano tesi non stupisce visti gli attacchi lanciati non solo contro gli altri candidati, ma anche contro icone repubblicane, come il senatore John McCain, candidato alla Casa Bianca nel 2008. "Non è un eroe di guerra", ha detto di lui Trump parlando nello Iowa: lo si considera tale solo "perché venne catturato" e tenuto prigioniero anni dai Vietcong. Anche la Casa Bianca è intervenuta per tutelare McCain. E così Donald ‘il rosso’, solo per via dei capelli, s’è messo di traverso con i reduci, dopo essersi inimicato i ‘latinos’ sostenendo che gli immigrati clandestini in arrivo dal Messico sono “stupratori”. Un suo ‘sopralluogo’ a Laredo, sul confine, è stato contestato dal sindacato degli agenti di frontiera, che lo aveva inizialmente invitato. Eppure, Trump nei sondaggi tiene: secondo un rilevamento Cnn/Orc, ha il 18% dei consensi nell’elettorato repubblicano, seguito da Jeb Bush al 15% e da Scott Walker al 10%. E il 22% ritiene che il miliardario possa ottenere la nomination, secondo solo a Bush. Ma la popolarità di Trump non s’estende all'intero elettorato: il miliardario esce perdente in un confronto con un democratico. Dove Hillary Clinton resta battistrada per la nomination con il 56% delle preferenze, mentre il senatore liberal del Vermont Bernie Sanders è in crescita dal 15 al 19%  e Martin O’Malley non decolla. (fonti varie – gp)

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