Sondaggi: Trump torna avanti, Hillary indisturbata

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Forti oscillazioni, e relativa attendibilità, nei sondaggi pubblicati nelle ultime settimane, certo influenzati dalle paure e dalle ansie di politica internazionale e poco riferibili, invece, a sviluppi della campagna, che non ha avuto molti sussulti. Un dato piuttosto costante nei rilevamenti disponibili, in campo repubblicano, è la rimonta di Donald Trump su Ben Carson: a ottobre, l’ex neuro-chirurgo nero aveva avvicinato e talora superato, anche nettamente, il magnate dell’immobiliare. C’è chi segnala un balzo in avanti del candidato del Tea Party Ted Cruz, senatore del Texas; tutti sono concordi nell’indicare un’ascesa di Marco Rubio, senatore della Florida; mentre Jeb Bush resta sempre sotto il 10%, in quinta posizione. Fra i democratici, Hillary Clinton è saldamente avanti, indisturbata.

Nel sondaggio mensile di Washington Post ed Abc, Donald Trump è nettamente in testa per il quarto mese consecutivo con il 32% delle preferenze, Ben Carson è secondo con il 22%, Marco Rubio sale all'11% ed è terzo, Ted Cruz è all'8%, Jeb Bush al 6%, davanti a Carly Fiorina, l’unica donna, e a Chris Christie, governatore del New Jersey.

Pure per la Nbc, Trump è in testa (al 28%) con 10 punti su Carson (al 18%), ma qui Cruz fa un balzo in avanti e affianca Carson al 18%. Poi vengono Rubio all’11% e Bush al 4%, davanti alla Fiorina, a Christie e agli altri.

Fra i democratici, la Clinton quasi doppia il suo rivale Bernie Sanders, senatore del Vermont, indipendente e ‘socialista’, con il 55% delle preferenze contro il 30%. Ma solo un terzo dell’elettorato democratico dice d’essere saldo nella propria scelta: oltre tre su cinque sono pronti a cambiare idea, sempre che ci sia un’alternativa.

Fanno da sfondo a questi rilevamenti i dati del Pew Research Center, secondo cui i cittadini statunitensi non hanno fiducia nel governo federale, Casa Bianca e Congresso: solo il 19% crede a Washington. Siamo vicini ai livelli più bassi degli ultimi 60 anni. I repubblicani sono più inclini dei democratici a esprimere diffidenza: l’89% degli elettori conservatori contro il 72% dei progressisti.  La frustrazione latente ha impatto evidente sulle primarie repubblicane per Usa 2016: i sondaggi premiano proprio quei candidati che si dicono e si mostrano “arrabbiati” con la politica di Washington, anche quando ne sono parte come Rubio e Cruz. (fonti vv - gp)

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