Stato dell'Unione: Obama, l'America lavori insieme

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Barack Obama ha pronunciato l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione della sua presidenza davanti al Congresso riunito in seduta plenaria e a tutte le massime autorità istituzionali, politiche, giudiziarie, militari. Tanti gli ospiti, ma anche una sedia vuota, a simbolizzare le vittime delle armi da fuoco: l’ultima battaglia del presidente nero per rendere migliore, e più sicura, l’America. C’erano, fra gli invitati, un rifugiato siriano, un ex immigrato clandestino, una veterana homeless e un testimonial della legalizzazione delle nozze omosessuali.
 
Il discorso è stato più di sintesi delle cose fatte che di programmazione per l’ultimo anno di Obama alla Casa Bianca, anche se il presidente ha espresso la speranza che l’America sappia ancora lavorare su priorità bipartisan, una capacità venuta meno durante larga parte del suo doppio mandato, perché è spesso emersa la contrapposizione tra un Congresso repubblicano e l’Amministrazione democratica. Fra i risultati raggiunti, i 14 milioni di posti di lavoro creati.
 
‘Grana’ iraniana con incidente navale – Poco prima del discorso, un incidente navale al largo dell’Iran, con il fermo da parte iraniana di due piccole unità Usa, ha rilanciato polemiche e critiche sulla politica di Obama verso Teheran e in particolare sull’accordo sul programma nucleare iraniano, di cui il presidente s’è però detto orgoglioso, nonostante gli attacchi venuti, ad esempio, dagli aspiranti alla nomination repubblicana alla Casa Bianca (per Jeb Bush la politica di Obama sull’Iran “debole” e “umiliante”).
 
Giudizio su Obama divide l’America – Un sondaggio pubblicato poco prima del discorso mostra che gli americani sono divisi nel giudizio su Obama: il 46% ne approva l’operato, il 47% lo boccia, soprattutto in politica estera dove l’apprezzamento è al 34% (per ue americani su tre la lotta contro il sedicente Stato islamico sta andando male). I voti sono migliori per la gestione dell’economia.
 
Solo il 27% gli intervistati pensa che l’Unione stia andando nella giusta direzione –ma erano appena il 7%, quando Obama s’insediò alla Casa Bianca, in piena crisi finanziaria-. E ben il 60%, un dato decisamente sorprendente, approva la stretta sulle vendite delle armi annunciata dal presidente.
 
La percezione di Obama a un anno dalla fine del suo doppio mandato è inferiore a quella di Bill Clinton (60%) e di Ronald Reagan (50%), migliore di quello di George W. Bush (29%).
 
Politica interna: non cedere a paura – Nel discorso, contrappuntato, com’è tradizione, da applausi (taluni corali), il presidente ha invitato i concittadini americani a non cedere alla paura del nuovo e a non tornare indietro: “Viviamo in un’epoca di straordinari cambiamenti – ha detto, in sintesi – e il futuro può essere nostro, se rafforziamo le nostre politiche”. Se chi parla del declino dell’America “fantastica”, perché gli Usa restano il Paese più forte al Mondo, “il progresso non è inevitabile e si basa su scelte da fare insieme”. Obama è orgoglioso di quanto ha fatto, ma esprime rammarico per le divisioni non sanate.
 
Politica estera: Is, Iran, Cuba – Tre i punti essenziali di politica estera toccati: l’Iran, dove Obama è certo che l’intesa raggiunta abbia evitato un rischio di guerra; Cuba, dove il presidente sollecita il Congresso a togliere l’embargo, perché –ha ricordato- la Guerra Fredda è finita; e la lotta contro il terrorismo. Per Obama, il sedicente Stato islamico non costituisce una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti e quella contro le milizie jihadiste non è una terza guerra mondiale, ma bisogna fare di più.
 
Obama ha citato Papa Francesco, dicendo no all’odio contro i musulmani, ed ha pure rinnovato l’impegno a chiudere la prigione di Guantanamo costosa e inutile (una sua promessa elettorale del 2008, finora non rispettata).

Il discorso è piaciuto – I sondaggi a caldo dicono che l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione d’Obama è stato quello che è più piaciuto agli americani: il 53% di quanti lo hanno ascoltato l’apprezza. Opposto il giudizio di Donald Trump, battistrada fra gli aspiranti alla Casa Bianca repubblicani: “Uno dei discorsi più noiosi, sconclusionati e vuoti che abbia mai sentito – ha scritto su Twitter -. Una nuova leadership sta per arrivare”. Hillary Clinton, battistrada democratica, è invece orogogliosa del discorso e dell’amicizia del presidente: “L’America - ha scritto su Facebook -  è migliore grazie alla sua guida”, scrive su Facebook. (gp)

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