8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

A. Dessì, analista

Hillary_Clinton200.jpgHillary Clinton - Superato il polverone mediatico causato dall’utilizzo di un server privato per la gestione delle email ufficiali, l’ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton rimane saldamente favorita come candidato alle presidenziale per il partito democratico. Reduce da due importanti prestazioni mediatico-politiche – il dibattito tra candidati democratici lo scorso ottobre e la deposizione, per più di dieci ore consecutive, nel Congresso Usa sulla questione di Bengasi – lady Clinton resiste nel suo ruolo di candidato ‘istituzionale’ per il partito democratico. Nonostante i suoi difficili rapporti con l’attuale presidente Barack Obama, il suo voto favorevole alla guerra in Iraq e un carattere che in molti trovano poco coinvolgente, la Clinton appare tuttora ad un passo dalla nomination democratica per le elezioni presidenziali del 2016.

 

WideModern_bush_061413620x413_200.jpgJeb Bush - I sondaggi non sono dalla sua parte, le percentuali di consenso sono quasi umilianti e i dibattiti televisivi sono andati male. In molti hanno già scartato Jeb Bush come possibile vincitore della nomination Repubblicana. Manca però ancora molto alle elezioni e non è da escludere un ritorno a sorpresa per l’ex governatore della Florida. Tale ritorno sarebbe però dovuto più alle carenze dei rivali che alla sua capacità di comunicare un programma chiaro e convincente per il proprio mandato. Nuove controversie potrebbero infatti tramortire le speranze elettorali dei suoi antagonisti, ridando a Bush il mantello di leader cauto ma affidabile per il partito repubblicano. Gli scandali infatti non mancano; Marco Rubio è accusato di una cattiva gestione finanziaria e di spese fuori controllo, Ben Carson di aver mentito sul proprio passato e in particolare di non essere mai stato accettato con una borsa di studio all’accademia militare di West Point. A Donald Trump, attuale primo candidato nei sondaggi, le controversie hanno finora fatto comodo, ma è difficile pensare che gli elettore del ‘Grand Old Party’ possano davvero trovare in Trump una risposta ai candidati democratici. Per Trump, il tallone d’Achille rimane la mancanza di politiche realiste e di un programma elettorale che si incentra interamente sulle sue capacità mediatiche. In questo senso è da dimenticare qualsiasi paragone con il vecchio Ronald Reagan, la quale nomination era frutto di una lunga e tortuosa esperienza politica all’interno del partito Repubblicano. Per quanto oggi appare lontano, Jeb Bush rimane ancora in corsa.

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