8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

Dibattito 2: Hillary vince di nuovo, Trump colpisce basso

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E’ cominciato senza stretta di mano, il secondo dibattito tra i candidati alla Casa Bianca democratico Hillary Clinton e repubblicano Donald Trump. La stretta di mano c’è stata alla fine, più dovuta che voluta, oltre al consueto intreccio di saluti familiari.

 

 

 

Sul palco dell’Università di St. Louis, nel Missouri, Trump s’è presentato con la cravatta rosso repubblicano, Hillary con un tailleur pantalone blu i cui risvolti chiari richiamavano la blusa. Davanti ai teleschermi, l'audience forse più ampia di sempre - mancano ancora i dati -, mentre Twitter batte tutti i suoi record. 

 

 

 

Anche questa seconda volta, come già il 26 settembre, il pubblico assegna la vittoria a Hillary: secondo la Cnn, che fa un sondaggio a dibattito concluso, il 57% degli intervistati preferisce la prestazione dell’ex first lady, solo il 34% quella del magnate.

 

 

 

Trump mostrava d’essere nervoso col linguaggio del corpo, dondolandosi di continuo, muovendosi come per scaricare la tensione e tirando su spesso col naso (chissà se anche stavolta era il microfono che non funzionava). Ed è stato spesso polemico con i moderatori, Anderson Cooper della Cnn e Martha Raddatz della Abc, accusandoli di presunti favoritismi nei confronti della sua rivale, mentre i due giornalisti erano impegnati a contenere la tendenza dei due a sforare i tempi e a correggere alcune affermazioni palesemente inesatte (o a esigere risposte alle domande).

 

 

 

La sorpresa prima del dibattito - Prima del dibattito, Trump ha fatto una conferenza stampa, comparendo, in un hotel di St.Louis, con alcune donne che hanno in passato accusato Bill Clinton o che hanno avuto relazioni con lui,: c’erano Juanita Broaddrick, Paula Jones, Kathleen Willey e Kathy Shelton. Trump le ha così presentate: "Queste quattro donne molto coraggiose hanno chiesto d’essere qui ed è stato un onore per noi aiutarle”. "Le azioni parlano più forte delle parole - ha detto la Broaddrick -. Trump può avere pronunciato delle parole spiacevoli, ma Bill Clinton mi ha stuprata e Hillary Clinton mi ha minacciata. Non credo ci sia niente di peggio".

 

 

 

La campagna della Clinton s’è dichiarata “non sorpresa” dalla mossa di Trump: "Noi rimaniamo concentrati sui temi da discutere", pur avendo studiato contromosse alle provocazioni.

 

 

 

Nell'imminenza del dibattito, s’è pure appreso che la Nbc ha sospeso a tempo indeterminato il conduttore Billy Bush, nipote dell’ex presidente George Bush senior, dal Today Show per il suo ruolo nel video contenente le frasi sessiste di Trump sulle donne. "Semplicemente non ci sono scuse per il linguaggio e il comportamento di Billy nel video", ha spiegato il produttore Noah Oppenheim. Nella registrazione, Bush asseconda le vanterie sessuali del magnate e showman.

 

 

 

Il dibattito è partito con la domanda posta da un insegnante nera. Il primo tema sono proprio state le dichiarazioni sessiste del magnate e showman, che le ha di nuovo definite “chiacchiere da spogliatoio”: “Non ne sono orgoglioso e me ne scuso, ma ho grande rispetto per le donne, nessuno ha più rispetto di me per le donne. Ci sono cose terribili a questo mondo, come il sedicente Stato islamico. Io renderò il Paese grande di nuovo e sicuro e ricco”.

 

 

 

Le prima schermaglie - La prima parte del dibattito, centrata proprio sul sessismo di Trump, è stata quella meno favorevole a Hillary, che pareva quasi attendere che il rivale cadesse in fallo.

 

 

 

Il magnate ha ammesso e minimizzato le battute sessiste, declassate a “chiacchiere da spogliatoio”, e ha contemporaneamente evocato il passato dei Clinton; come ha ammesso di avere legalmente usato scappatoie fiscali per pagare meno tasse: "Certo che l'ho fatto. E lo fa gran parte dei donatori di Hillary". Ed è tornati a vantarsi di essere colui che meglio conosce il sistema fiscale Usa, rinviando però di nuovo a quando gli accertamenti saranno finiti la pubblicazione della sua dichiarazione fiscale.

 

 

 

Proprio sui terreni che dovevano essere per lui più scivolosi, Trump è parso cavarsela abbastanza bene, andando all'attacco della rivale sull’emailgate (“Se io fossi responsabile della Giustizia, tu saresti in prigione… Metterò in piedi una commissione d’inchiesta speciale per indagare… ”).

 

 

 

Hillary è partita col freno a mano tirato, attenta a non fare sbagli e a non cadere nelle provocazioni. Il suo pistolotto iniziale non scalda né i cuori né le menti: denunciando l’atteggiamento di Trump verso le donne, gli ispanici, i neri, i musulmani, i disabili, i prigionieri di guerra, dice “Questo non è quel che siamo: lavoreremo insieme e celebreremo insieme la nostra diversità”.

 

 

 

Trump liquida tutto con “sono solo parole, le stesse parole che abbiamo sempre sentito: sono sceso in campo perché sono stufo di sentirle”. Lui sarà sessista, ma almeno - dice - "sconfiggerò l'Isis".

 

 

 

Hillary contesta puntualmente la veridicità delle affermazioni di Trump, cita Michelle Obama: “Quando loro vanno basso, noi voliamo alto”. Lei ammette gli errori dell’emailgate, “ma a tutt’oggi non c’è prova che materiale riservato sia finito nelle mani sbagliate”. Lui l’accusa di mentire.

 

 

 

C’è pure un siparietto, quando i due cominciano a rispondere insieme a una domanda, che tocca a Hillary. Lei dice: “Comincia pure tu, vuoi sempre cominciare tu”. Lui replica. “No, comincia tu, io sono un gentleman”.

 

 

 

Sanità, lavoro, sicurezza, Russia e Siria – Le domande del pubblico battono su sanità, tasse, lavoro, l’energia, l’islamofobia di Trump, che ripropone “il cavallo di troia dei siriani che entrano” e polemizza ancora “con i Paesi della Nato” che non fanno il loro dovere per la sicurezza comune.

 

 

 

Hillary insiste sul ruolo della Russia in queste elezioni: “Non era mai successo che una potenza cercasse di influenzare così tanto il nostro voto e non lo fa certo perché sia eletta io”; e denuncia l’intervento pro-Assad, e non anti-integralisti, dei russi in Siria, riproponendo una ‘no fly zone’.

 

 

 

In tutta questa fase, Trump appare meno a suo agio, Hillary pare controllare meglio le materie e definisce la retorica anti-Islam del rivale “un regalo” per il sedicente Stato islamico. Lei vuole “colpire al-Baghdadi”, l’autoproclamato Califfo; lui insiste: “Le tue sono solo chiacchiere” e propone, in modo un po’ estemporaneo, un attacco di sorpresa su Mosul per mettere fine al califfato (chi lo conduca e come lo si faccia resta da determinare).

 

 

 

Trump nega di essere l’uomo del presidente russo Vladimir Putin e di avere interessi in Russia. Ma quando i moderatori gli citano una battuta del suo vice Mike Pence, critico sul ruolo della Russia in Siria, Trump se ne dissocia: “Non ci siamo parlati su questo e io non sono d’accordo”. Forse anche per questo, c'è chi, a dibattito appena concluso, lancia la notizia, da verificare, che Pence vorrebbe lasciare il ticket.

 

 

 

Dite una cosa buona dell’altro – La sfida finale viene con l’invito a dire ciascuno una cosa buona dell’altro. Hillary risponde per prima e fa l’elogio dei figli di Trump, che sono in prima fila. Trump riconosce alla rivale di essere “una che non molla”. Proprio come lui, che non pensa minimamente a lasciare la corsa.

 

 

 

Prima di ripartire da St.Louis, Hillary risponde a una domanda dei giornalisti: “Sorpresa? Niente mi sorprende di Donald, a parte la valanga di falsità”. I servizi di ‘facts checking’ sono all’opera. (gp)

 

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