8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

Dinastie d'America, questione di soldi, non di nobiltà

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Le chiamano ‘dinastie americane’. Ma non sono fatte d’intrecci e di somme di quarti di nobiltà. Sono fatte di accumuli di soldi, se si chiamano Rockfeller, o Vanderbilt, e di potere, partendo, comunque, dai soldi, che c’entrano sempre, se si chiamano Kennedy o Bush. E i Clinton? Quelli, per il momento, sono solo una famiglia, non (ancora?) una dinastia – lo diventeranno se Chelsea saprà farsi valere, ma c’è tempo e ci sono dubbi -.

 

Intendiamoci: non che le dinastie europee fossero diverse, ai loro albori. Ma il trascorrere dei secoli offusca il passato di ruberie e soprusi che spesso sta alla base di ricchezza e nobiltà.

 

I Clinton sono i Blythe - Basta risalire l’albero genealogico di Bill, l’ex presidente, per capire che, lì, di dinastico non c’è nulla e di ereditario c’è ben poco – quanto a eredità, zero -: la storia di Bill è quella dei Blythe, una famiglia di origini scozzesi e inglesi, della cui presenza in America vi sono tracce fin dai tempi delle 13 Colonie e della Guerra d’Indipendenza; Clinton è un cognome adottivo.

 

Del bisnonno Henry Patton Foote Blythe si sa che nacque a Tippah, nel Mississippi, terra di cotone e allora di schiavi, il 18 settembre 1851 e lì morì il 3 luglio 1898, dopo avere avuto come figlio William Jefferson Blythe Sr (1884-1935), che si trasferì in Texas e, lavorando i campi a Sherman, ebbe con la moglie Lou Birchie Ayers (1893-1946) nove figli.

 

Uno di questi, William Jefferson ‘Bill’ Blythe Jr (1918-1946), si sposò quattro volte, ebbe pure figli di cui perse le tracce e la memoria, dopo le ultime nozze con Virginia Dell Cassidy (1923-1994), si trasferì a Hope in Arkansas: face la guerra in Egitto e in Italia e, al ritorno in patria, riprese il lavoro di commesso viaggiatore. Morì in un incidente stradale tre mesi prima della nascita di William Jefferson Blythe III.

 

Allevato a Hope dai nonni materni Eldridge ed Edith Cassidy, due bottegai, mentre la mamma andava a New Orleans per diventare infermiera, il bimbetto divenne Bill Clinton nel 1950, quando Virginia si risposò con Roger Clinton, che possedeva una concessionaria automobilistica e che l’adottò. 

 

I Bush: un nonno che conta – La storia americana dei Bush risale a Timothy Bush e a sua moglie Deborah House: vivevano a Lebanon nel Connecticut tra il ‘700 e l’ ‘800, ebbero quattro figli. Timothy jr faceva il fabbro a Rochester, nello Stato di New York: morì nel 1850, a 84 anni.

 

Dal matrimonio con Lydia Newcomb nacque Obadiah Newcomb Bush (1797-1851), commerciante, morto in mare tornando nel New England dalla California. Obadiah sposò Harriet Smith: loro figlio James Smith Bush, 1825-1899, fu ministro della Chiesa episcopale. Dal suo matrimonio con Harriet Eleanor Fay, nacque Samuel Prescott Bush (1863-1949), che sposò Flora Sheldon. Prima dirigente delle ferrovie, poi presidente di un’azienda siderurgica, infine, nella Seconda Guerra Mondiale, incaricato di assistere e coordinare le industrie fornitrici delle forze armate, Samuel s’installò nell’Ohio.

 

E qui veniamo al sodo: già s’intravvede l’evoluzione della famiglia, che era stata fin qui piccolo borghese. Il salto di qualità definitivo, verso la ricchezza e il potere, lo fece il figlio di Samuel e Flora, Prescott Sheldon Bush, padre e nonno di un presidente degli Stati Uniti, nato a Columbus (Ohio) nel 1895, laureato aYale in quella che stava già diventando una tradizione familiare, capitano di artiglieria nella Prima Guerra Mondiale sul fronte francese, dove partecipò all’offensiva lungo la Mosa e l’Argonne,  poi imprenditore di successo e infine senatore repubblicano dello Stato del Connecticut per due mandati, dal 1952 al 1963, quando erano presidenti il generale Eisenhower e John f. Kennedy. Prescott morì nel 1972 a New York.

 

La famiglia era ormai solidamente impiantata nell’economia e nella politica americana. A farla diventare dinastia – ma questo è storia recente – avrebbero poi pensato figli e nipoti di Prescott.

 

Un figlio, George H.W. Bush, che si trasferì in Texas, spostò l’attività dall’acciaio al petrolio, fu dirigente della Cia, ambasciatore in Cina, vice-presidente degli Stati Uniti per otto anni sotto Ronald Reagan e poi presidente dal 1989 al ’93, quando la dinastia Bush incrociò per la prima volta la famiglia Clinton. Un nipote, figlio di George H.W., George W. Bush, è stato a sua volta presidente dal 2001 al 2009, nonostante la tempra familiare segnali qualche appannamento nell’attuale generazione.

 

I Kennedy: dall’Irlanda con principi – Dei Kennedy, tutti sanno tutto: troppo raccontati da oltre mezzo secolo in qua, perché se ne possa scoprire qualcosa. Irlandesi di origine, bostoniani d’insediamento, cattolici, escono dall’anonimato con Patrick J. Kennedy, 1858-1929, e Mary Augusta Hickey, i nonni del presidente. Commerciante, esercente, importatore di successo, Patrick, democratico, fu a più riprese deputato e senatore dello Stato del Massachusetts.

 

Ma il vero patriarca è il figlio primogenito Joseph P. Kennedy Sr.(1888–1969), che sposò la figlia del sindaco di Boston Rose Fitzgerald (1890-1995): ambasciatore degli Stati Uniti nel Regno Unito fra il 1938 e il 1940, ebbe importanti incarichi nell’America rooseveltiana che tentava di uscire dalla Grande Depressione. La loro residenza estiva di Hyannis Port divenne centro di riferimento e d’influenza per tutta l’Unione.

 

Joe e Rose ebbero nove figli: fra di essi, eroi di guerra, presidenti, martiri della democrazia, senatori per molti mandati. E, ad alimentare la leggenda, c’è la maledizione, che vuole i Kennedy, belli, forti, potenti, spesso al centro di tragedie e di morti premature. Il patriarca Joseph, prima di morire, vide cadere uccisi i suoi tre figli maschi maggiori: Joe in guerra, John e Robert uccisi in attentati, uno a Dallas, l’altro a Los Angeles. (gp)

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